Che cos’è dunque questo corso intensivo di Mindfulness che chiamiamo MBSR, Mindfulness Based Stress Reduction? Come è nato e a che cosa serve? Quali sono i suoi benefici? In questo post vorrei raccontarti qualcosa del programma di riduzione delle stress basato sulla consapevolezza.
In realtà, tutte queste informazioni vengono date in maniera più ampia e articolata durante la presentazione che precede l’inizio del corso MBSR, così da introdurre il tipo di approccio e le modalità di questo strumento ormai ampiamente collaudato da circa 40 anni di pratica, soprattutto nel mondo anglosassone (negli Usa in particolare).
Il programma intensivo di 8 settimane infatti nasce alla fine degli anni Settanta a Boston – nella medical school dell’Università del Massachusetts grazie all’intuizione di un biologo molecolare, Jon Kabat-Zinn, che oltre a fare ricerca in campo scientifico, era anche un praticante di yoga e meditazione zen.
Jon Kabat-Zinn comprese, per averla a lungo sperimentata su di sé, la grande validità ed efficacia della pratica di consapevolezza e pensò che forse poteva essere utilizzata anche sui pazienti della medical school, che in modi diversi soffrivano di varie patologie.
E siccome in America “we can”, ecco che nel giro di qualche anno il gruppo di pazienti che seguivano il neonato programma di riduzione dello stress cominciò ad aumentare. Gradualmente il programma MBSR venne sistematizzato e studiato scientificamente, per capirne i meccanismi a livello scientifico e i benefici sulla salute dei partecipanti.
La letteratura scientifica è costantemente in aumento, ma già da ora, se si dà un’occhiata al materiale, si possono trovare un sacco di studi sull’impatto della consapevolezza sul nostro sistema immunitario, sullo stress, su alcune patologie specifiche, sui disturbi di tipo psicologico e psicosomatico, sulla qualità di attenzione e di regolazione emotiva. Sulla qualità della vita.
Per questo circa 800 ospedali negli Stati Uniti utilizzano il programma in maniera diffusa, nell’ambito della cosiddetta medicina partecipativa mente-corpo, che coinvolge anche il paziente alla presa di responsabilità nel cammino di cura.
Qui il link alla pagina di presentazione del programma MBSR del Center for Mindfulness; in fondo trovi un video (10 min) in cui Saki Santorelli e Florence Meleo-Meyer lo introducono.
Ciò non significa che il programma MBSR sia adatto solo a chi ha difficoltà fisiche o psicologiche diagnosticate, con un nome, una serie di sintomi, un decorso e così via. Lo stress di cui parla il programma è quello che ognuno di noi sperimenta nella vita ogni giorno, con tutto il peso che ci carichiamo sulle spalle da quando apriamo gli occhi la mattina. Come Sisifo, che secondo il mito, era condannato a spingere su per una montagna un masso enorme, solo per vederlo ogni volta rotolare giù alla fine della giornata di sforzi. Per non finire come Sisifo, e per dare un senso profondo e un sapore autentico a ciò che facciamo e diciamo – per riconsiderare le nostre intenzioni più vere – il corso intensivo di Mindfulness ci prende per mano per condurci dentro di noi, in una esplorazione che comincia dal nostro respiro.
Cosa si fa nelle 8 settimane
Il programma MBSR si svolge tipicamente una volta la settimana per due ore o poco più, oltre ad una giornata intensiva, di solito una domenica verso la fine del programma (dopo il sesto o settimo incontro settimanale).
È importante partecipare a tutti gli appuntamenti, ma la cosa ancora più importante è accogliere la consegna di fare pratica di Mindfulness a casa, tutti i giorni, con l’aiuto di una traccia audio registrata. In questo modo, nelle otto settimane, sarà possibile apprezzare i cambiamenti. Perché la Mindfulness è una pratica profondamente trasformativa, a condizione che la si faccia!
Quando ci riuniamo “in aula” invece, siamo disponibili sia per la riflessione guidata su alcuni temi importanti, sia per le diverse pratiche di consapevolezza, che per la condivisione in gruppo di tutto quello che emerge durante gli incontri e durante le sessioni di pratica a casa. Questo aspetto è forse quello più peculiare (o almeno io l’ho sempre sentito così), di grande aiuto per ciascuno dei partecipanti. Ascoltare le osservazioni degli altri partecipanti ci aiuta a notare se anche noi abbiamo avuto un’esperienza simile, o se invece la nostra esperienza è di un altro tipo. Ci aiuta a camminare e crescere anche quando ci sentiamo scoraggiati, ci aiuta a non sentirci “soli” nelle difficoltà. Si crea una “dimensione collettiva” (anche se le persone che fanno parte del gruppo non si conoscono e probabilmente alla fine non conosceranno che il nome, degli altri partecipanti) che fa da volano per il cambiamento. Questa dimensione collettiva ci aiuta anche all’ascolto di noi stessi e degli altri, quando le parole che vengono scambiate diventano una sorta di allenamento a sentire e osservare, al di là dei ragionamenti e del giudizio. E poi c’è l’esperienza straordinaria della giornata intensiva, per buona parte silenziosa, in cui ci si immerge completamente nella pratica, che comprende anche il condividere un pasto in modo “mindful”. È insomma un viaggio di ascolto e di riscoperta di ciò che siamo, non sempre semplice (incontrare noi stessi a volte può essere faticoso), ma di grande ricchezza.
Qui alcune testimonianze di chi ha già frequentato il corso.
Hai mai fatto l’esperienza di fermarti del tutto,
di essere così totalmente nel tuo corpo,
di essere così totalmente nella tua vita
che quel che già sapevi e quello che non sai,
e quel ch’è stato e quel che ancora dev’essere,
e le cose come stanno proprio ora
non ti danno neanche un filo d’ansia o disaccordo?
Sarebbe un momento di presenza totale,
al di là della lotta, al di là della mera accettazione,
al di là della voglia di scappare o sistemar le cose o tuffarcisi dentro a testa bassa:
un momento di puro essere, fuori dal tempo,
un momento di pura vista, pura percezione,
un momento nel quale la vita si limita a essere,
e quell’ “essere” ti prende, ti afferra con tutti i sensi,
tutti i ricordi, fin dentro i geni,
in ciò che più ami,
e ti dice: benvenuto a casa.
Jon Kabat-Zinn